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Può l’IA consigliare la bellezza e trasmettere il pathos?


Il mondo dell’arte si confronta oggi con una nuova figura critica, curatrice e consulente al tempo stesso. Parliamo dell’Intelligenza Artificiale, le cui capacità di analizzare dati e riconoscere schemi aprono scenari inediti nella maniera in cui l’arte viene proposta a consumatori e collezionisti. Da un lato, si prospetta un’IA capace di offrire consulenze più “indipendenti” e “informate” rispetto agli esperti umani, forte di un accesso sterminato a informazioni storico-artistiche e libera (in teoria) da pregiudizi personali. Dall’altro lato, si afferma la convinzione che l’elemento intrinsecamente umano del “pathos” – quella risonanza emotiva e quella comprensione condivisa – possa essere veicolato unicamente da galleristi, curatori e critici in carne e ossa. È un dibattito che tocca le corde più profonde del nostro modo di vivere e valorizzare l’arte.



 
 
 

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