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Il tempo liberato. Etica e fragilità.

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“Chi di voi, per quanto si preoccupi, può aggiungere anche una sola ora alla sua vita?”(Matteo 6:27)

La promessa della tecnica è sempre la stessa: liberare tempo.Da secoli costruiamo strumenti per abbreviare il lavoro, accelerare i processi, ridurre la fatica. L’intelligenza artificiale porta questa tensione al culmine: pensa, calcola, scrive, decide. Ci restituisce ore, e con esse un’illusione sottile — quella di poter disporre finalmente del tempo.Ma il tempo si possiede? O solo si attraversa? Cresce come un capitale, o si apre come un paesaggio? Forse ogni ora liberata è un varco, non un possesso.


Il tempo delle macchine e quello dell’uomo

Il tempo della macchina è perfetto, continuo, senza esitazione. Non conosce interruzioni, non ricorda, non attende. È un tempo di pura esecuzione. Il tempo umano, invece, è fragile, fatto di pause e di riprese, di lentezze e di vuoti. È il tempo dell’attesa, dell’errore, della memoria: un tempo che non scorre solo, ma accade.



 
 
 

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