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Socrate, Papa Leone XIV e la lezione dei luddisti: tremila anni di timori tecnologici


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Nottinghamshire, Inghilterra, 1811. Nelle tenebre di una notte di marzo, un gruppo di operai tessili irrompe in una fabbrica armato di martelli e asce. Il loro obiettivo non è il denaro: vogliono distruggere i telai meccanici che stanno rubando il loro lavoro. Si fanno chiamare “luddisti“, dal nome di Ned Ludd, un tessitore che secondo la leggenda (è storicamente più probabile che il nome sottenda un movimento) aveva per primo spaccato a martellate una macchina industriale.


La loro battaglia era destinata al fallimento. In pochi anni, la repressione governativa spazzò via il movimento: alcuni finirono sulla forca, altri deportati in Australia. Ma il termine “luddismo” sopravvisse, diventando sinonimo di opposizione cieca e irrazionale al progresso tecnologico.


Eppure, non tutti i timori nascono dall’ignoranza o dalla paura del cambiamento. A volte, le preoccupazioni più profonde arrivano proprio da grandi pensatori o classi dirigenti. E quando guardiamo indietro nei secoli, scopriamo un filo rosso sorprendente che unisce alcune delle figure più rilevanti dell’umanità.



 
 
 

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